Nel mondo della rappresentanza dell’autotrasporto, stiamo assistendo alla nascita di pseudo-associazioni che, rivendicando il ruolo dei veri paladini degli autotrasportatori, sostengono la tesi che bisogna abbandonare le attuali organizzazioni poiché queste sarebbero mosse da interessi che non coincidono con quelli delle imprese.
Vi starete chiedendo chi sono questi personaggi ?. Ebbene, un anziano signore che, nel corso della sua carriera si è (e, a nostra volta, ci ha) abituato a cambiare spesso casacca, oggi grida (si fa per dire) allo scandalo per lo svilimento del ruolo del Comitato Centrale per l’Albo. Di fronte a queste grida (o presunte tali) mi viene da pensare che l’età, a volte, fa brutti scherzi: com’è possibile ignorare (o far finta di ignorare) che la riforma dei compiti dell’Albo appartiene ad un Decreto Legislativo del 1998 (per la precisione il Decreto 112 del 31.3.1998, art.105, comma 3, lett.h)); che successivamente è stato siglato un accordo tra lo Stato, le Regioni e gli Enti locali, che tra i suoi punti ne contiene uno specifico (il n.2) dedicato alla tenuta degli Albi provinciali a cura delle Province; che l’abbassamento ad 1,5 ton della soglia di esenzione dalla dimostrazione dalla dimostrazione dei requisiti per l’accesso alla professione, è contenuto in un Regolamento di cui si discute almeno dagli inizi del 2002; che in una lettera indirizzata all’A.P.C del 5 Marzo 2002, firmata proprio da questo Signore, questi proponeva di ridurre ulteriormente il sopra citato limite di 1,5 ton, portandola addirittura ad una tonnellata (!). Insomma, tutte le decisioni prima elencate sono state prese con la partecipazione attiva di questo signore che, guarda caso, era il Segretario generale dell’Unitai nonché membro del Comitato Centrale; perché costui, all’epoca dei fatti, non ha levato alcun grido di dolore a difesa dell’autotrasporto?
Ancora. Ricordo nel 1996, durante la vertenza bisarche, un mio fraterno amico militante nell’Unitai che, insieme a tanti altri, era impegnato contro la committenza a far riconoscere l’applicazione del lodo Bonforti (il quale altro non è che un’applicazione della tariffa a forcella per detto settore). Ebbene, questa persona ricevette una chiamata intimidatoria da colui che, sempre all’epoca, era Segretario generale Unitai per evitare quello sciopero, dal momento che lui non era d’accordo; egli sosteneva, infatti, che non si potevano imporre dei prezzi allo spedizioniere associato a quella sigla. Indovinate un po’ chi era quel segretario? Lo stesso uomo che oggi si erge a paladino (con tanto di scudo trafitto da lance) delle tariffe. Mi viene da pensare, come il rimangiarsi tante parole non gli provochi un’indigestione.(cit. di churcill)
Sempre in questi giorni, ci sono altri personaggi che, sebbene non siano nuovi del settore (associativamente parlando), professano la necessità di avere intese su modalità vincolanti per la retribuzione degli autotrasportatori (come se non avessimo mai avuto la 298/74) e sulla necessità di istituire fondi di controgaranzia per innalzare le percentuali di affidamento degli autotrasportatori. Fermo restando che non ho difficoltà a ritenere che questo sia giusto (sul fondo bisognerebbe poi far comprendere a costoro che i problemi originati dall’accordo Basilea 2 si verificano a monte, per quanto riguarda l’accesso al credito prima che sulla quantità erogabile; in sostanza, non è importante se mi affidano per 50 o 70, il problema è farmi affidare, poi magari discutiamo su quanto) ho invece notevoli perplessità sull’applicazione pratica
Tutti provano a dare delle ricette per risolvere i problemi dell’autotrasporto, anche se non sempre le soluzioni proposte appaiono originali e fattibili, ma la questione è un’altra. Tralasciando volutamente di soffermarmi sulle capacità tecniche degli ultrasessantenni fuorisciti da altre associazioni, mi chiedo tuttavia chi rappresentano, da chi hanno avuto delega. Certamente un tir lumaca non può legittimare alcun ché; tanto peggio, autonominarsi Presidente di un Comitato o pubblicare su un sito casereccio risposte a farneticanti domande, fatte da se stessi, cosa che appare patetica ed inutile. Non c’è dubbio che l’unico elemento sul quale poggia la presunta attività di questi personaggi è l’autoreferenzialità.
L’attività delle nostra associazione si basa su migliaia di iscritti, in tutte le città, e non in un sola citta’ benché sia la capitale. La responsabilità ci deriva da un confronto diretto con tutti gli autotrasportatori italiani, e offendere noi significa denigrare tutte quelle imprese che hanno scelto di dare fiducia alla nostra struttura ed ai suoi dirigenti, che hanno deciso di estromettere chi invece non è, o probabilmente non lo è mai stato, capace di rappresentare l’autotrasporto italiano in modo adeguato.
Questi personaggi, che da sempre gravitano nel mondo dell’autotrasporto sotto diverse casacche, ma con l’unico denominatore comune della convenienza personale, non possono far credere che quelli che stanno lavorando (se bene o male, lo vedremo poi) per un cambiamento epocale del settore, siano coloro che stanno svendendo la categoria, senza prima riconoscere i propri errori commessi nel corso di decenni di attività. Le loro esternazioni rappresentano un patetico tentativo di riciclarsi, di trovare una propria sistemazione o collocazione, cosa pienamente comprensibile: ma, almeno, ci facciano il piacere di non presentarsi all’esterno come delle vergini senza peccato!!!-.
Churcill diceva: più sei capace di guardare al passato più potrai spingerti nel futuro
IL PRAGMATICO
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Redattore: Centro Informazioni Conftrasporto