Non sembrano avviarsi a positiva soluzione gli incontri con il Governo elvetico che devono definire le condizioni per il passaggio delle merci italiane verso i mercati europei, attraverso il territorio svizzero. Una preoccupante conferma giunge dalle dichiarazioni, recentemente rilasciate dal consigliere federale Leuenberger, il contraltare del nostro ministro dei trasporti Lunardi nella trattativa in corso. L’idea singolare è quella di far modificare la gestione dei nostri valichi commerciali attraverso il un pre-dosaggio dei mezzi pesanti prima che arrivino al confine e introdurre, per l’intero attraversamento delle Alpi, un sistema di prenotazione. Leuenberger non è andato molto per il sottile e, alle razionali richieste, sostenute da sempre dal nostro titolare dei trasporti assertore che solo lo sviluppo di tutte le infrastrutture può fare fronte al notevole aumento del traffico inevitabilmente legato all’incremento del PIL, ha opposto le sue teorie che, se attuate, penalizzeranno l’economia del nostro Paese. Il consigliere elvetico ha fortemente contestato coloro che credono nel raddoppio del San Gottardo e chiedono il via libera attraverso le Alpi. Chi semina gallerie e strade più larghe-ha affermato- raccoglie traffico, rumore, aria inquinata e colonne . Non v’è ombra di dubbio che con una simile impostazione l’esigenza dell’economia italiana di trovare vie di uscita per le proprie merci, al fine di non ritrovarsi tra cinque o sei anni in forte regresso nelle esportazioni, non viene presa in considerazione dal rappresentante del Governo svizzero che sposa totalmente le teorie ambientaliste più radicali. Ciò che appare singolare è che in Lui non sussista il minimo dubbio che all’autotrasporto elvetico, operante in Italia, possa essere in qualche modo applicato il criterio della reciprocità in quanto, a difesa dei propri trasportatori invoca i trattati che garantiscono la libera circolazione delle merci sui grandi assi di comunicazione, senza considerare che tale principio è valido per tutti. Di fronte a tali posizioni che trovano consensi anche a livello comunitario e che dovrebbero essere l’asse portante della convenzione per l’attraversamento delle Alpi non possiamo che richiamare l’attenzione di tutte le forze economiche del nostro Paese e, in primis, del nostro presidente del Consiglio che ne gestisce la politica estera. E’ necessario innanzitutto pretendere l’applicazione integrale dell’accordo UE-Svizzera e aprire con urgenza un tavolo di trattative a livello europeo, perché si eviti l’emarginazione progressiva del nostro Paese. Non nascondiamo che di fronte: alle manifestazioni degli ambientalisti che ostacolano la riapertura del Bianco; ai tentativi di mantenere in essere il sistema degli ecopunti per l’attraversamento dell’Austria; ai tentativi dei sostenitori di Lega ambiente che tentano di impedire il potenziamento dell’impianto intermodale, utile per lo sviluppo del trasporto combinato con la Svizzera e alla scoperta che non sussisterebbero le risorse per finanziare la Torino Lione, tanto annunciata, oppure che il terzo valico che deve congiungere il porto di Genova con il retroterra ligure piemontese è stato più volte ritirato dai rappresentanti del governo italiano (l’ultima volta è avvenuto nell’anno 2001) dall’elenco delle opere urgenti; ci sentiamo percorrere da brividi di freddo, soprattutto se pensiamo all’economia del nostro Paese. Con tali impostazione il corridoio plurimodale n°5 ben difficilmente si realizzerà in Italia (la Torino – Lione e il terzo valico sono collegamenti decisivi per il corridoio n°5) e le opportunità che la globalizzazione offre a tutti i Paesi non saranno sfruttate dall’economia italiana. Già ai tempi della scelta del nucleare, i nostri ambientalisti, riuscirono a determinare danni economici elevatissimi per l’acquisto di energia atomica prodotta da centrali situate ai confini. Oggi la sfida si gioca sui collegamenti e, se non vi sarà una adeguata consapevolezza, anche in questo caso, i risultati saranno altrettanto catastrofici.