Autotrasportatori, gente genuina…ma disunita!!
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Ora facciamo il Punto.

Roma, 14 marzo 2022

IL SOLITO TRASPORTOUNITO

Diciamolo con franchezza, le azioni violente con cui alcuni hanno tentato di bloccare gli autotrasportatori intenzionati a lavorare, sono miseramente fallite. Diverse, invece, sono state le imprese che hanno seguito l’invito di FAI – Conftrasporto a tenere i mezzi fermi nei piazzali qualora l’aumento dei costi rendesse poco remunerativo il servizio, secondo quanto previsto dell’art. 1467 del Codice Civile.

Mentre non ci lascia affatto sorpresi l’irresponsabilità ancora una volta dimostrata da una certa parte della rappresentanza di categoria, restiamo invece sinceramente sconcertati dall’inerzia di alcuni attori istituzionali, di fronte alla quale non resta che sperare in una assunzione di responsabilità da parte del Capo del governo.

I prezzi del gasolio in Italia superano di gran lunga quelli applicati in diversi Paesi europei, eppure il nostro ministro competente (non più dei trasporti e delle Infrastrutture, ma della “mobilità sostenibile e pure dolce”) ad oggi non ha ritenuto di dover intervenire sulla situazione, che pure rischia di diventare esplosiva.  D’altro canto, il ministro della transizione ecologica denuncia che, sui carburanti, si starebbero consumando delle speculazioni colossali. Sorge allora spontanea la domanda: chi deve intervenire, se le pesanti accuse lanciate dal titolare del dicastero della transizione ecologica, rispondono alla realtà? Ed ancora: il titolare del dicastero della mobilità sostenibile, al quale comunque sono demandate le tematiche dei trasporti, dov’è? Giusto che si occupi di temi ambientali e della mobilità green ma in questo frangente, in cui è a rischio l’intera economia del Paese, non dovrebbe sostenere il meritevole sforzo e l’impegno che la viceministra Bellanova sta sostenendo per evitare che le tensioni deflagrino definitivamente? Si direbbe quasi che nel nostro Paese vi siano due ministri che si occupano di transizione ecologica e nessuno che si occupi dei trasporti.

Tutti sanno che il primo compito assegnato ad un governo è quello di applicare le leggi esistenti. Eppure, così pare che non sia. Penso ad esempio alla legge sui costi minimi della sicurezza e della circolazione (riconosciuta peraltro compatibile sia dalla Corte suprema che dalla Corte di giustizia europea) nonché alla norma sulla responsabilità condivisa del committente, entrambe rimaste lettera morta. Eppure, intervenire finalmente sulla loro effettiva attuazione, non solo non costerebbe nulla ma contribuirebbe ad incrementare le entrate dello Stato, oltre che a garantire la sicurezza agli utenti della strada ed ai lavoratori delle imprese di trasporto.

Tuttavia, mentre aspettiamo che leggi in vigore vengano fatte rispettare, le imprese di autotrasporto sono vessate dalle “truffe sui carburanti”, senza che sia introdotta una clausola che imponga il riconoscimento degli incrementi del costo del gasolio sulle tariffe del servizio; sono obbligate a corrispondere un contributo, non dovuto, all’Authority dei trasporti; sono subissate, in modo assurdo, da meticolosi agenti municipali che applicano loro sanzioni per il superamento di qualche minuto dei tempi di guida o per le piccole violazioni formali. Ultimo ma non ultimo, sono costrette a scontare quotidianamente le inefficienze attribuibili proprio al dicastero dei trasporti, come ad esempio i tempi di attesa biblici per le immatricolazioni dei veicoli o l’effettuazione delle revisioni; ritardi, quest’ultimi, che non solo compromettono la sicurezza, ma espongono coloro che operano nei trasporti internazionali al rischio di subire il sequestro degli automezzi. Mi limito qui.

Come è evidente, non ho presentato fin qui richieste che pesano sul bilancio dello Stato. L’unico intervento temporaneo che invece produrrebbe, non maggiori costi, ma solo eventualmente minori entrate aggiuntive rispetto alle previste, sarebbe una sterilizzazione dell’Iva sui prodotti petroliferi.

Infine, aggiungo che, con riapertura di un tavolo delle regole (che è stato attivo fino a che il governo Monti commettesse lo sproposito di eliminare la Consulta della logistica) propedeutico ad intavolare il confronto tra le parti coinvolte (Dicasteri competenti, Utenza ed Autotrasporto), verrebbero affrontati ed estirpati alla radice i tanti piccoli problemi che, lasciati irrisolti, divengono l’innesco di gravi conflittualità. Anche questo è un intervento a costo zero per le finanze pubbliche! Alzi la mano chi ha il coraggio di sostenere il contrario, affermando che avanziamo richieste che comporterebbero costi insostenibili per lo Stato.

Occorre prendere atto che lo scenario è mutato profondamente rispetto a qualche settimana fa. Che piaccia o meno, il clima che si respira è paragonabile a quello che aleggia in uno stato di guerra. È quindi importante indirizzare con urgenza gli interventi su quegli ambiti in cui è possibile agire (mi pare di aver citato alcune risoluzioni che sarebbero utili in tal senso, insieme ad un confronto serrato con le parti sociali). Il Governo deve però in tutta franchezza decidere da che parte schierarsi in tempi rapidi. Se così non sarà, le rappresentanze responsabili non saranno più in condizioni di gestire la situazione come hanno fatto finora, stemperando gli animi degli operatori inferociti, relegando i mestatori in un angolo ed evitando che fossero messe in moto quelle iniziative impattanti che tutti vorremmo scongiurare.

Che la tenuta del sistema economico nazionale si fondi sull’efficienza della catena logistica e dei trasporti è un fatto più volte attestato dallo stesso Esecutivo durante la pandemia, quando gli operatori del trasporto venivano definiti eroi. Non dimentichiamocelo ora!

Paolo Uggè