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30 Dicembre 2020
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IL PUNTO di Paolo Uggè

30 dicembre 2020

Siamo giunti al termine dell’anno 2020 che ci ha fatto vivere momenti drammatici. L’anno nuovo ci impegnerà in modo notevole per cercare di rilanciare le varie attività di questo nostro Paese. Tutti lo auspicano ma occorre lavorare in fretta per determinarne le condizioni. Abbiamo bisogno di una guida consapevole ed in grado di procedere con determinazione nell’affrontare i molti interventi che si dovranno attuare. Basta con le decisioni a getto continuo che modificano quelle assunte qualche giorno prima. Non è lasciando nelle mani di pochi soggetti che si possono trovare adeguate soluzioni. La prima scelta che coinvolge anche la più alta carica dello Stato, custode dei valori costituzionali, non può che essere quella di riportare nell’alveo dei principi costituzionali le iniziative e le decisioni che si devono assumere (Parlamento e forze politiche responsabili). La seconda caratteristica è invece legata alla conoscenza ed alla professionalità. Rappresentanti di Governo che rilasciano dichiarazioni stupefacenti e che non si basano su progetti definiti ma il più delle volte sono il frutto delle personali idee di soggetti inadeguati chiamati a coprire ruoli di primo piano, debbono essere messi da parte, in modo democratico ovviamente, ma senza la possibilità di continuare a nuocere.

Per evitare di incorrere in errori ulteriori proverò a riproporre alla memoria di ognuno fatti avvenuti nell’anno ormai giunto al termine.

Partirò da quello che oggi sembra essere l’elemento dominante nei media: La gestione del vaccino. Chi ci segue ricorderà come già da più di un mese Conftrasporto lanciò la proposta di realizzare una commissione di operatori, non di esperti o pseudo tali, presenti nella catena logistica del freddo e farmaceutica. Per affrontare la gestione logistica non servono solo professori universitari che possono anche essere coinvolti, ma lasciare a chi da anni gestisce e trova le soluzioni pratiche ai delicati temi logistici la responsabilità di redigere un protocollo da presentare a chi ha la responsabilità politica e che individui le modalità operative al quale attenersi.

La scelta invece è stata di affidare ad un Commissario di dubbie conoscenze nel campo della logistica del freddo e farmaceutica. I primi risultati li stiamo già vedendo. Sicuramente dotato di una fervida fantasia (l’ha dimostrata nella gestione delle mascherine, dei banchi di scuola, etc), le scarse esperienze pratiche sulle attività logistiche rischiano di generare complicazioni che non faranno il bene dei nostri cittadini. L’anno 2021 deve saper coniugare le iniziative per una ripresa economica con il superamento delle criticità determinate dalla pandemia. Allora spazio a coloro che hanno le esperienze maturate sul campo.

Dal punto di vista economico i dati proprio in questi giorni diffusi dal Centro studi di Confcommercio non possono che impensierire chi ha a cuore il bene del Paese. Più di 300 mila imprese del terziario spariranno; decine di migliaia di posti di lavoro andranno persi e molte attività professionali chiuderanno i battenti. Un elemento che deve essere preso a riferimento è il drastico calo dei consumi, 120 miliardi in meno rispetto al 2019. Questo è il quadro che emerge per i settori del terziario e dei servizi, ai quali occorre aggiungere quelli dei sistemi produttivi.

Insisto su questo concetto che deve essere chiaro. Se diminuiscono i consumi conseguentemente si riducono i beni prodotti e questo si ripercuote anche sui trasporti. Non intendo schierarmi a fianco di chi sostiene i consumi, a prescindere, ma evidenziarne le conseguenze. Il medesimo fenomeno si registra sul sistema produttivo. Meno si produce, maggiori chiusure di attività, minori prodotti e quindi minori trasporti. I dati dei quali siamo in possesso portano tutti a queste conclusioni. I trasporti sono tra i settori, tranne qualche comparto, colpiti dalle conseguenze della pandemia. Eppure i trasporti sono uno degli elementi sul quale misurare lo stato di un Paese e della sua economia.

Ora vorrei chiarire un concetto. Quando critico il Governo attuale lo faccio partendo dai suoi comportamenti complessivi, anche se occorre riconoscere che gli interventi della ministro Paola De Micheli hanno dato tante risposte positive alle nostre imprese. Questo a differenza di coloro che l’hanno preceduta. Io guardo, tuttavia, all’insieme dell’attività dell’Esecutivo e qui siamo veramente al disastro.

Metto in fila, per opportuna memoria alcune “perle” di questo Governo.

Innanzitutto bisogna dire che l’obiettivo della “decrescita felice” è stato raggiunto. La grande maggioranza dei cittadini ed operatori italiani sta provando sulla propria pelle le risultanze della “comica” teoria. Qualcuno ne ha tratto vantaggi e, se non riusciremo ad invertire la rotta, li incrementerà.

Il 21 luglio venne annunciato che il Paese avrebbe avuto un fondo a disposizione pari a 209 Mld di euro, dei quali 81,4 a fondo perduto. Una prima tranche sarebbe arrivata entro il 2020. Purtroppo era solo una proposta che non ha avuto seguito e quindi chi l’ha avanzata rientra nella folta schiera dei “Pinocchi”.

Situazione sanitaria: prima della pandemia in Italia erano 5.179 i posti letto. Considerati insufficienti, venne deciso di acquistarne subito 3311. Ad oggi ordinati 1300 ma realmente disponibili, dopo otto mesi, 450 circa. La scusante è che non ci sarebbero stati medici e paramedici specializzati. Da marzo a novembre (8 mesi) si sarebbero potute preparare queste professionalità.

L’emergenza scolastica: sarebbe bastato, per fronteggiare il rischio affollamento, agire sulla suddivisione dei corsi ed utilizzare le tantissime sedi pubbliche vuote. In tre mesi si potevano attrezzarle. Si è utilizzato la scusante della mancanza degli insegnanti quando sarebbe bastato invece utilizzare i docenti già risultati idonei. Si è preferito effettuare un nuovo concorso così dilatando i tempi dei nuovi arrivi.

La legge di stabilità prevedeva 19,7 Mld per nuovi investimenti. Alla data del 31 ottobre non esistevano ancora i decreti attuativi. Quindi è molto probabile che le risorse siano rimaste sulla carta.

Ci ricordiamo della povertà sconfitta con la danza sul balcone di palazzo Chigi? La Whirpool che non licenzierà nessuno e riporterà in Italia parte della sua produzione? La grande sceneggiata degli Stati Generali? (A proposito che fine ha fatto il lavoro coordinato da un valente manager come Vittorio Colao?) Una rappresentazione mediatica e nulla più.

Il mancato utilizzo delle risorse comunitarie. Di 54 Mld se ne sono spesi solo il 5%. Il direttore Generale della Commissione europea ha ricordato che l’Italia, per il sud, ne ha utilizzato il 30% in meno, di quanto assegnato e, concludendo il suo rapporto, ha evidenziato come: “l’Italia continui a spendere male i fondi europei, impiegandoli come sostitutivi e non aggiuntivi rispetto agli investimenti pubblici nazionali”.

Sul Ponte dello Stretto ci si è dimenticati che esiste un progetto approvato, che è stata spostata la; ferrovia in località Caianello e che si erano avviati addirittura i cantieri. Il Governo ha invece deciso di nominare una Commissione, bloccando di fatto la realizzazione dell’opera, con un danno all’erario di circa 6 Mld. Che dire poi delle risorse (130 Mld) annunciate dal Governo a supporto del piano “Italia veloce” (valore 200 Mld c.a.) ma che ha in disponibilità nel triennio 2020, 21, 22 risorse che non superano i 4,6 Mld? Non ci si dimentichi del tentativo di nominare 50/60 commissari per la realizzazione delle grandi infrastrutture, bloccate fortunatamente dal Ministro dell’Economia, relegando praticamente i Commissari nel nutrito album degli annunci.

Chiudo con gli imperdonabili errori più evidenti: abbiamo bloccato o ritardato, ancora in questi giorni, il tunnel Torino- Lione; il rallentamento dei lavori della Trans Adriatic Pipeline in Puglia; il rallentamento dell’asse ferroviario AV/AC Genova-Milano (terzo valico dei Giovi); il blocco dei progetti relativi all’asse ferroviario AV/AC Brescia/Verona/Padova ed il nodo ferroviario di Firenze. Potrei continuare anche su altri aspetti ma sembrerebbe solo un attacco politico al Governo più che una evidenziazione delle tante cose non realizzate o rallentate.

In tutta questa situazione dominano incontrastati gli esperti nominati dal presidente del Consiglio sulle decisioni connesse alla pandemia. (Non parlo dell’ulteriore tentativo, per fortuna bloccato, di affidare a nuovi geni la gestione dei fondi del recovery fund). Sull’ultima decisione che stanno prendendo che riguarda la ripresa delle attività sportive (palestre, attività sciistiche, etc) sembra che ancora una volta i cosiddetti esperti, come quelli che pubblicizzano libri sul corona virus, abbiano l’ultima parola. Ma provate a guardare chi sono i dominanti; Burioni, Ricciardi, Lo Palco, Crisanti, Galli. Ve li immaginate su un campo da sci o in una palestra? Forse qualcuno di loro non ha neppure visto da vicino un paio di sci. E questi decidono su un’economia che prevalentemente riguarda le regioni del nord che rischiano non solo di perdere la stagione a favore dei loro competitori esteri (Svizzera, Austria, Francia) ma la chiusura delle loro attività. Maestri di sci, addetti agli impianti, attività alberghiere, benzinai, commercianti, attività del terziario, etc. Questo comitato di esperti giudicherà su attività che non conoscono quando la soluzione sarebbe semplicemente prendere spunto, (non utilizzo il più semplice verbo “copiare” per non offendere questi tuttologhi che si pronunciano su tutto e che si smentiscono l’uno con l’altro) da come operano le nazioni che competono con noi. Il loro “sapere” sta portando il Paese alla rovina per una pandemia sulla quale saremmo curiosi, tra l’altro, di conoscere i dati reali dei deceduti e del metodo con il quale si computano i contagiati.

Sono fortemente convinto che al nostro Paese servirebbe una guida determinata, consapevole e sostenuta in Parlamento dai partiti responsabili. Sono sicuro che se, pur nel rispetto delle prerogative costituzionali alle quali si è sempre attenuto scrupolosamente, il Massimo Referente al quale molti guardano, assumesse una determinata iniziativa, potremmo sperare di costruire l’anno che verrà in modo aderente alle esigenze per un rilancio del Paese. Sono altresì convinto che se continuerà la situazione attuale, dove incapaci, ignoranti, ricercatori del potere e di notorietà, non verranno messi nella condizione di non nuocere, il Paese entrerà in una fase di turbolenze dalla quale non sarà facile uscirne in modo indolore.

La speranza è che il cambiamento si avvii rapidamente. Il mondo del trasporto e della logistica è pronto a fare la sua parte, nutrendo fiducia nel Presidente della Repubblica, unica figura di riferimento alla quale chiedere, con il massimo rispetto ma nell’interesse superiore del Paese, di assumere iniziative che, già negli anni passati, Suoi predecessori più volte utilizzarono per superare momenti difficili.

 

Cordiali saluti.

30 dicembre 2020