In linea con l’atteggiamento assunto dal ministro dei trasporti e delle infrastrutture per la soluzione dell’attraversamento delle Alpi l’intervento del neo sottosegretario ai trasporti Paolo Uggè, presente ai lavori del convegno tenutosi al Transpotec di Parma che ha trattato il tema: Passaggio verso Nord, ancora più stretto l’imbuto alpino. L’emergenza valichi alpini, con pesanti conseguenze per la competitività del sistema Italia, continua ad essere di estrema attualità, senza che vi siano ancora segnali concreti di inversione di tendenza. Ha esordito il sottosegretario. La Svizzera e l’Austria sembra stiano attuando una politica concordata tendente a mantenere in atto le penalizzazioni per l’economia italiana, favorendo così il tentativo di coloro che operano per dimostrare, questo sembrerebbe essere il vero obiettivo, la reale impossibilità a realizzare in tempo utile le infrastrutture necessarie per consentire al corridoio trasversale, che unisce Lisbona a Kiev, denominato corridoio n°5, al di sotto dell’arco alpino. Questo non può essere accettato in alcun modo anche perché significherebbe l’avvio di un periodo di recessione economica che porrebbe il nostro Paese in una posizione di estrema precarietà. Si deve sapere che l’incremento degli ostacoli ai valichi, in soli due mesi, ha determinato un aumento dei costi, per il trasporto merci, stimabili intorno ai 39 milioni di euro, mentre l’indisponibilità del traforo del Monte Bianco ha generato un aumento dei costi complessivi, sempre per il trasporto merci e dovuti al dirottamento sul passo del Frejus, stimabile intorno ai 1100 milioni di euro. Le merci importate dai paesi U.E. si sono ridotte, infine, del 19%; mentre quelle esportate del 16% con una perdita stimata attorno ai 620 milioni di euro annui di minori esportazioni. Questi semplici dati, contenuti in una più articolata relazione portata a conoscenza della U.E., servono per dimostrare le ragioni per le quali il Presidente del Consiglio, direttamente, ed il ministro delle infrastrutture non possono che tenere un atteggiamento fermo e irremovibile, come mai verificatosi nel passato. In gioco ci sono gli interessi del Paese. Questo non significa che non saranno possibili mediazioni ma queste dovranno tener conto degli interessi vitali del nostro sistema economico, ha aggiunto Uggè. Prendendo poi a riferimento il comportamento del governo elvetico, che ha deciso in modo unilaterale di introdurre operazioni quali il contagocce, non applicandolo ai vettori locali, il rappresentante del Governo ha sostenuto che tali atteggiamenti sono considerati violazioni dell’accordo fra la comunità europea e la Confederazione svizzera che, nella definizione dei principi generali, sostiene che: l’accordo è inteso a liberalizzare l’accesso delle parti contraenti allo scopo di garantire uno scorrimento più agevole del traffico. Quanto messo in atto dalle autorità elvetiche va in senso opposto a tali principi ed è quindi una esplicita violazione dell’intesa. Il Governo – ha concluso Uggè sta verificando l’opportunità di reintrodurre la tassa di diritto fisso, prevista da una legge del 1959 e tutt’ora in vigore, almeno fintanto che non cesseranno i comportamenti lesivi dei principi dell’accordo nonché quelli previsti in numerosi trattati internazionali.