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Bonus carburante per gli autotrasportatori: boom di domande” – l’intervista del Segretario Nazionale FAI Carlotta Caponi a Focus Economia, Radio24
14 Settembre 2022

Comunicazioni del Presidente

Roma, 14 settembre 2022

Quello che stiamo vivendo è per tutti un momento intenso e particolare. Alle questioni di ordine interpretativo e tecnico relative alle procedure per la fruizione delle risorse messe a disposizione dell’autotrasporto, rispetto alle quali la nostra segreteria sta fornendo il miglior supporto possibile, si aggiunge il lavoro svolto dal dottor Spennati di Conftrasporto/Confcommercio in ambito comunitario, volto a superare gli ulteriori ostacoli che minacciano di bloccare gli interventi sull’LNG. Le esperienze passate ci insegnano a non sottovalutare le interpretazioni che l’organismo comunitario può dare, occorre non dimenticarlo mai.

Comprenderete tutti che il periodo è eccezionalmente concitato anche a causa della tornata elettorale.  La nostra Federazione è attualmente impegnata a diffondere il proprio manifesto programmatico (che è stato pubblicato la settimana scorsa anche sui quotidiani nazionali) e a segnalare i candidati e le forze politiche che si riconoscono nei suoi contenuti.

Nel rinnovare a tutti l’invito a sostenere coloro che dimostrano sensibilità e interesse verso le nostre esigenze ed a voler segnalare i loro nominativi alla segreteria affinché si possa rendere pubblico il loro impegno, ritengo utile condividere con voi due articoli che sono stati pubblicati sul blog “Le stanze di Ercole” curato dall’ingegner Ercole Incalza, uno dei massimi esperti e conoscitori delle tematiche specifiche del mondo dei trasporti e della logistica.

Gli articoli succitati riguardano in particolare due argomenti rispetto ai quali la Federazione si è sempre spesa in prima persona, senza lesinare sforzi. Uno è appunto quello del Ponte sullo Stretto – un’opera della cui utilità la Fai è fortemente convinta – l’altro è quello degli interventi che sono stati annunciati dal MIMS, collegati in parte anche dal PNRR. Come si può constatare, al di là dei proclami e dell’avvio di opere datate e finanziate da altri interventi, nulla è stato effettivamente realizzato.

La lettura consentirà ad ognuno di voi si rafforzare la convinzione, almeno spero, di quanto sia necessario sostenere partiti e candidati che in tema di trasporto e logistica siano intenzionati ad agire concretamente e non a vendere fumo. Ognuno tragga le proprie conclusioni.

Saluti.

IL SINDACO DI MILANO SALA HA DICHIARATO: IL PONTE SULLO STRETTO È UNA PROPOSTA INUTILE E DANNOSA SONO SICURO CHE È UNA FAKE NEWS. ALMENO LO SPERO

Di Ettore Incalza

Set 9

Stimo il Sindaco di Milano e mi ritengo suo amico e, quindi, mi viene difficile attaccarlo dopo le sue dichiarazioni sulla utilità del ponte sullo Stretto di Messina e mi chiedo perché una persona senza dubbio lungimirante e con un’ampia esperienza proprio nel campo delle iniziative strategiche difficili e complesse come l’EXPO 2015, abbia potuto ritenere inutile e, addirittura, dannoso il collegamento stabile tra il continente e la Sicilia.

Voglio, proprio perché Beppe Sala è un interlocutore intelligente, raccontare una confidenza che la Commissaria europea Loyola De Palacio sottopose alla mia attenzione in una delle riunioni in cui venivano definite le Reti Trans European Network (TEN – T) nel 2005; la Commissaria mi disse: “Voi italiani non riuscite a misurare e a capire cosa sia la “continuità territoriale”; con la Sardegna, senza dubbio, la mancata continuità vi costa tanto e logisticamente è un danno sia per la Sardegna che per l’intero Paese. La distanza tra il continente e l’isola è talmente lunga da non rendere possibile un collegamento stabile, invece l’altra vostra isola dista dal continente poco più di tre chilometri ed allora non vi sentite mortificati per non averlo ancora realizzato?”

È una confidenza che mi ero tenuta finora solo per me perché in fondo la De Palacio con questa confidenza aveva offeso la intelligenza di quella parte degli italiani che non avevano capito una simile banalità. È vero che ci sono anche quelli che vogliono che il ponte si realizzi e forse hanno anche capito questa semplice considerazione della compianta De Palacio, ma nei fatti una forte azione contraria del Partito Democratico ed in genere di una parte rilevate della Sinistra non hanno mai condiviso la realizzazione del collegamento stabile.

Come ho detto più volte, proprio ultimamente, mi sono convinto definitivamente che il ponte sullo Stretto non si farà più o, almeno, sarà un’opera che in tutti i modi possibili ed immaginabili sarà osteggiata a tal punto che mentre i “NO TAV” sia quelli della Torino – Lione, sia quelli della rete ad alta velocità italiana, hanno praticamente perso la lunga e incomprensibile azione contraria, sul ponte quando si dovesse accettare e condividere un progetto a due campate, o a quattro campate, o a dodici campate, cioè a quante campate l’apposita Commissione dei non esperti avrà deciso, allora comparirà o meglio ricomparirà in un modo più virulento il rischio degli interessi malavitosi.

Però queste mie anticipazioni e, soprattutto, queste pessimistiche previsioni oramai fanno parte di una consolidata storia di chi in un modo quasi calcistico tifa per la realizzazione o per la non realizzazione del collegamento stabile. Invece non voglio e mi dispiacerebbe davvero tanto se Beppe Sala cadesse in questo discutibile scontro e, soprattutto, leggendo le considerazioni semplici ma incisive di Loyola De Palacio penso si convincerà della utilità del collegamento stabile; una utilità mirata a far crescere non solo la Sicilia o il Mezzogiorno ma l’intero Paese e quindi anche la città di cui è sindaco.

Aggiungo in proposito quello che disse Karel Van Miert, Commissario della Unione Europea e responsabile della seconda edizione delle Reti TEN – T, in una sua audizione nel Parlamento europeo quando un parlamentare italiano chiese la esclusione del ponte dalle reti TEN, in particolare dal Corridoio Berlino – Palermo; Van Miert, come ho riportato più volte, precisò; “Abbiamo supportato finanziariamente come Unione Europea il collegamento stabile tra Copenaghen e Malmö, cioè tra la Danimarca e la Svezia, una infrastruttura lunga 17 chilometri, il famoso ponte di  Öresund, per collegare due Paesi con 5 – 6milioni di abitanti e ci fermiamo di fronte ad un’opera che con un ponte lungo 3,3 chilometri collega una Regione di 5 milioni di abitanti con una parte restante del Paese di 55 milioni di abitanti”.

Conoscendo il Sindaco Sala sono sicuro che ammetterà che la De Palacio e Van Miert avevano ragione; io più volte in passato ho dimostrato, utilizzando un pregevole lavoro fatto da una Società prestigiosa per conto della Regione Sicilia, quale sia il costo del non fare e nel caso specifico quale sia stato il danno prodotto dal mancato aumento del PIL di 6 miliardi l’anno; un danno prodotto alla Sicilia ed al Paese sin dal 2011, data di annullamento dell’opera, di circa 54 miliardi di euro; questa volta invece ho preferito utilizzare considerazioni più semplici perché era necessario evitare di mettere in cattiva luce il Sindaco Sala che, insisto fino alla noia, sicuramente fornirà una ampia precisazione su quanto riportato mediaticamente.

Spero che Sala lo faccia, spero cioè che un simile chiarimento arrivi presto perché altrimenti si scatenerà, ancora più forte, lo scontro tra l’Italia ricca e sempre più infrastrutturata e l’Italia povera priva, da sempre, di infrastrutture; uno scontro in cui noi del Sud non dovremmo assolutamente cadere perché coloro che difendono gli interessi del Nord non sanno che amplificare questa dicotomia, godere di questa dicotomia significa ridimensionare in modo rilevante ed irreversibile la loro crescita.

Lo so è difficile capire e convincersi di una simile sfumatura ma spero che col tempo venga capita perché ne soffre l’intero Paese.

UN CONSIGLIO AL MINISTRO GIOVANNINI: PASSARE IL TESTIMONE AD OTTOBRE AMMETTENDO ANCHE I PROPRI ERRORI

Di Ettore Incalza

Set 6

Non era possibile annunciare l’apertura di nuovi cantieri, sia perché in oltre diciotto mesi non se ne è aperto neppure uno, sia perché tutti i progetti inseriti nel PNRR sono ancora nella fase pre progettuale, cioè nella fase della intuizione e solo alcuni prossimi al bando di gara; in tutti i modi lontani dalla cantierizzazione.

Non era possibile annunciare nuove riforme perché in 18 mesi sono state annunciate e in parte portate a termine, tuttavia quelle fondamentali come il Codice degli Appalti sarà definitivamente pronta solo alla fine del 2023.

Non era possibile annunciare l’avanzamento delle opere in corso come ad esempio il collegamento ferroviario ad alta velocità Verona – Vicenza – Padova o Genova – Milano (Terzo Valico dei Giovi) o il nuovo tunnel ferroviario Torino – Lione e quello del Brennero, perché tali opere erano state avviate nel 2010 grazie alla Legge Obiettivo.

Ed allora per poter essere presenti e attivi, in modo sistematico e continuo con il mondo mediatico, il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini ha subito fatto sapere che “Quattro anni e in strada cambierà tutto. Usare la bici sarà la norma” Una dichiarazione sicuramente d’effetto e continuando a leggere le sue dichiarazioni rilasciate in una intervista pochi giorni fa apprendiamo: “Di nodi difficili da far digerire a chi è abituato alla vecchia idea di mobilità ce ne sono parecchi. Non si tratta solo di sostituire ad esempio i mezzi a benzina con quelli elettrici e un domani a idrogeno, ma di cambiare il modo di spostarci. E questo ha a che fare anche con la qualità del trasporto pubblico, che in alcune città deve fare molti passi in avanti. Il secondo elemento è la intermodalità, ovvero poter andare dal punto A al punto B usando diversi mezzi veloci e sostenibili, dalla metropolitana alla bicicletta elettrica, così da poter rinunciare all’uso della propria auto. Con i fondi del PNRR stiamo sostenendo questa trasformazione attraverso un primo bando per realizzare il programma “Mobility as a service” che è stato vinto da Roma, Milano e Napoli e un secondo andato a Torino, Firenze e Bari. Si stanno lanciando app attraverso le quali tutti i sistemi di trasporto sono integrati e si possono usare con biglietti unici”. Leggendo queste dichiarazioni si rimane senza dubbio interessati al processo che il Ministro, giustamente, intende avviare ma, al tempo stesso, si rimane sconcertati di fronte al fatto che finora c’è stata solo, come dicevo prima, una sistematica azione mediatica, un riportare sempre l’elenco delle azioni programmatiche, una ricchezza delle proposte inserite nel Documento di Economia e Finanza, un impegno ad assicurare risorse per il rilancio delle ferrovie, per il rinnovo dei mezzi del trasporto pubblico e per la modalità ciclistica. E tutto questo rilevante impegno programmatico, che in questi diciotto mesi non ha visto alcuna trasformazione concreta e misurabile, deve concludersi entro e non oltre il 31 dicembre del 2026.

Non voglio assolutamente mettere in dubbio l’impegno e la buona fede del Ministro nel credere in questa sua linea strategica, o meglio, in questo articolato sistema di linee strategiche, però forse in un momento in cui è necessario rispondere con urgenza, ad esempio, alle esigenze della mobilità delle persone nelle grandi aggregazioni urbane si scopre che le uniche metropolitane con i lavori in corso sono quelle della Linea M4 a Milano e parzialmente quella della Linea 1 di Napoli, cioè trattasi di reti metropolitane avviate la prima nel 2013 e la seconda nel 2007 grazie sempre alla Legge Obiettivo.

In questi diciotto mesi non è partita la Linea C di Roma, non è partita la metropolitana di Torino, non è partito a Roma l’anello ferroviario che tra l’altro fa parte delle opere urgenti da completare entro il 31 dicembre del 2024 per il Giubileo. Ma non sono partiti neppure i lavori dei collegamenti veloci ferroviari e metropolitani tra l’aeroporto di Tessera e Venezia, tra l’aeroporto di Fiumicino e la stazione Termini a Roma.

Potrei continuare ad elencare gli interventi che, rivestendo un ruolo chiave proprio nei processi di mobilità all’interno delle grandi aree metropolitane, sono invece fermi alla fase pre progettuale. Invece l’unica attività, come più volte raccontata dallo stesso Ministro, è stata quella di dimostrare la disponibilità delle risorse e l’assegnazione delle stesse alle Amministrazioni preposte alla spesa; ma questo ruolo, questa attività la conoscevamo sin dall’estate del 2020 quando l’allora Presidente del Consiglio Conte ci comunicò, addirittura, che entro il dicembre del 2020 sarebbe arrivato un primo acconto di 20 miliardi dalla Unione Europea perché per quella data saremmo stati in grado di far partire determinate opere e aprire nuovi cantieri.

Quindi, siccome non credo che il Ministro Giovannini si candidi, in questi sessanta giorni che ci separano dal 13 ottobre (data in cui si insedierà il nuovo Parlamento), il Ministro ci racconti almeno il perché della mancata apertura di cantieri in questi diciotto mesi ed il perché del suo atteggiamento critico nei confronti di un’opera che sono sicuro, anche per sua diretta responsabilità, non si realizzerà mai più e cioè quella del collegamento stabile sullo Stretto di Messina. Sicuramente il Ministro dirà che è suo merito se si è dato il via ad uno studio di fattibilità; io però ricordo al Ministro che in tale studio, su sua precisa richiesta, è contemplata anche la “ipotesi zero”, cioè è contemplato l’obiettivo di tutti coloro che come il Ministro sono contrari all’opera e sono certamente non interessati alla crescita del Mezzogiorno.

Lo so sessanta giorni per fare un sano esame di coscienza sono pochi ma penso sia utile ed indispensabile passare il testimone in autunno ammettendo, una volta tanto, anche i propri errori.