Natalino Mori, Vicepresidente Nazionale Fai-Conftrasporto
Da anni l’autotrasporto italiano soffre, in verità come non poche altre categorie, di uno stato di difficoltà strutturale.
In questi ultimi mesi le criticità pregresse hanno fatto per le imprese di trasporto, soprattutto le più piccole, da amplificatore per una serie di contingenze devastanti: carenza di autisti, aumento dei costi generali ma soprattutto impennata vertiginosa del prezzo dei carburanti.
In questo contesto di sacrosanta insoddisfazione nelle settimane scorse alcuni azzeccagarbugli hanno ben pensato di sfruttare la legittima rabbia delle imprese, spingendole ad iniziative di protesta autonome e illegali. In tale facile compito sono stati agevolati dalla diffusa opinione, fra i trasportatori meno informati, di una inefficienza delle associazioni di categoria riconosciute e abilitate a rappresentare nei tavoli istituzionali le imprese di trasporto iscritte.
Pertanto mi appare al proposito necessario ricordare che le istanze delle Associazioni presso il Governo per poter essere efficaci richiedono verosimilmente tre precondizioni principali:
E’ piuttosto evidente che la necessità di corrispondere a quelle condizioni, per massimizzare il risultato per la categoria, genera complessità e macchinosità dell’azione che talvolta appaiono come presunta inefficacia o addirittura incapacità, rispetto alle teoriche e mirabolanti bacchette magiche dei guru della strada che puntualmente ricompaiono nei momenti di tensione e di emergenza.
Infatti è solo dopo aver rispettato quelle tre condizioni ed aver ricevuto risposte DEFINITIVAMENTE insufficienti dal Governo che le associazioni possono proclamare azioni di autotutela compreso il FERMO dei servizi.
Ma voglio attardarmi un attimo sul FERMO.
Rappresento la terza generazione di una famiglia di trasportatori (ma la prima era di carrettieri!) e il filo rosso che si è tramandato in questa tradizione è stato l’orgoglio di essere IMPRENDITORI, piccoli ma imprenditori, con l’attitudine a creare valore, lavoro, competenze, innovazione e ad essere informati.
Diversamente da un dipendente, per un imprenditore lo SCIOPERO e/o il FERMO rappresenta il fallimento di quegli ideali e della sua capacità di vedere riconosciuto il proprio valore.
Per tale ragione se si rendesse necessario, come può essere in questa situazione, intendo verificare che si tratti della soluzione estrema ma soprattutto cercherei di farlo con una precisa strategia:
Al contrario vediamo a cosa stiamo assistendo in queste settimane?
RAPPRESENTATIVITA’. Gruppi autonominati talvolta per l’occasione senza alcuna reale rappresentatività, statuti, regolamenti e strumenti di consultazione.
CREDIBILITA’. Iniziative organizzate senza rispettare le regole per le manifestazioni pubbliche e scioperi, atti di prevaricazione nei confronti dei colleghi (che delegittimano le stesse trattative incorso) e addirittura tentativi ridicoli di intestarsi presunti obiettivi già raggiunti;
UNITA’ e STRATEGIA. Azioni non coordinate e realizzate a macchia di leopardo, visto il mancato coinvolgimento dei colleghi, con tempi e modalità diverse senza un comitato di rappresentanza riconosciuto da tutti e soprattutto dalle Istituzioni.
Ma è interessante approfondire anche l’elenco di rivendicazioni emerse che sono diametralmente opposte spesso all’interno degli stessi capannelli:
Tutto e il contrario di tutto! Pertanto l’unica cosa su cui si è d’accordo è che bisogna FERMARSI senza aver stabilito gli obiettivi comuni, raggiunti i quali si possa RIPARTIRE e soprattutto attraverso quale meccanismo di consultazione. Quale risultato può emergere da questo approccio? Valido per quale territorio o per quali aziende?
Del resto non è più tempo di leader che con la loro determinazione e la loro dialettica riescano a coinvolgere le truppe cammellate: oggi abbiamo bisogno di grande UNITA’. L’Unità richiede informazione e coinvolgimento della base nella strategia e leader seri e capaci di guidarla.
Porto rispetto per gli autotrasportatori che hanno manifestato nei giorni scorsi ma, non potendone purtroppo apprezzare alcun risultato, sono costretto a riconoscere la loro grande generosità e genuinità abilmente intercettata da qualche capo bastone che domani non risponderà a nessuno del fallimento delle iniziative autonome o ne scaricherà le responsabilità alle altre Associazioni di Categoria, ai “poteri forti”, ai costruttori di veicoli o alla mafia russa.
Ci provo!
TENIAMOCI UNITI: discutiamo, confrontiamoci, litighiamo ma troviamo una sintesi e TENIAMOCI UNITI!!