L’anno nuovo è iniziato, come al solito, con le previsioni di esperti, maghi dell’economia e rappresentanti di categorie. Evitando di partecipare alla saga delle opinioni, assumerò a riferimento positivo il commento dell’economista Alberto Quadrio Curzio, che ipotizza una crescita migliore di quella diffusa da vari organismi. Una previsione rafforzata anche dai dati di fine anno che arrivano dal mondo del trasporto e che evidenziano timidi segnali di ripresa destinati a rafforzarsi entro la metà del 2010 per mostrare le prime vere evoluzioni positive. Pensare che tutte le imprese possano riuscire ad agganciare le nuove opportunità sarebbe però un grave errore, per evitare il quale è indispensabile imboccare due strade: la prima punta su una manovra economica che, attraverso il coinvolgimento delle forze economiche e sociali, sappia costruire le necessarie tutele con una rete di salvaguardia sociale adeguata; la seconda strada è quella che conduce a risposte economiche che aiutino il sistema produttivo a recuperare competitività. Solo così si favorirà la crescita e si eviteranno tensioni sociali.
Nei primi mesi dell’anno, dunque, l’azione di Governo dovrà essenzialmente puntare sulla questione economica. Partendo da questa convinzione, Conftrasporto non può che esprimere il suo disaccordo sulle prime decisioni dell’anno che hanno prodotto incrementi dei pedaggi autostradali e dei trafori del Frejus e del Bianco o sull’ipotesi che il presidente della Provincia di Milano ha avanzato sulla possibile introduzione di un pedaggio su tutto il percorso delle tangenziali milanesi. Questa idea, avversata da molti, avrebbe pesanti ripercussioni su tutto il traffico che oggi transita per l’area milanese e lombarda che riguarda circa il 40% del traffico che si muove nel nord del Paese.
Una misura che risponde solo all’obiettivo di cassa. E il discorso non cambierebbe neppure se il balzello fosse invece riservato a coloro che entrano nella città di Milano: si dovrebbe parlare di gabella ma avente sempre e comunque solo l’unico obiettivo di fare cassa. La contrarietà non deve essere legata alla questione connessa al tema della territorialità, ma deve derivare da considerazioni legate ai danni per gli operatori economici e per l’economia più in generale. La sensazione, purtroppo, è che il trasporto gommato venga trattato come un pollo da spennare (dimenticando quanto già contribuisca, sia con l’impo sizione fiscale sia con i pedaggi corrisposti, alle entrate dello Stato) e non invece come un settore importantissimo per l’economia.
PAOLO UGGÈ