

Si riportano di seguito in sintesi le attività e iniziative settimanali.
Governo e categoria
Sono ormai in fase avanzata le procedure per i trasferimenti delle risorse per quanto riguarda le spettanze riservate alle imprese dalle intese raggiunte. Così come non si sono ancora aperti gli incontri formali relativi alla Spending Review che toccherà anche il nostro settore. Il Governo ha confermato l’intenzione di procedere attraverso un confronto con le federazioni al fine di ricercare un percorso condiviso e compatibile con le risorse e gli orientamenti comunitari. Noi solitamente siamo fiduciosi e disponibili a credere nelle Istituzioni, anche se manteniamo alto il senso di vigilanza.
Non è certo la diffidenza a costringerci a tale atteggiamento ma il senso di responsabilità nei confronti dei molti operatori che si riconoscono nella nostra realtà associativa, soprattutto dopo le vicende che stiamo vivendo in questi ultimi tempi.
Se da un lato dobbiamo riconoscere, per ora e nonostante le difficoltà in essere, il comportamento lineare del Governo nei confronti del settore per la parte delle risorse e la loro spendibilità, non possiamo che esternare tutta la nostra preoccupazione per due aspetti che rischiano di divenire dirompenti per le conseguenze sociali che si potrebbero innescare.
Gli argomenti critici sono quelli legati ai costi della sicurezza e all’entrata in vigore del Sistri.
Costi della sicurezza
In settimana abbiamo ipotizzato una evoluzione per tale argomento e in questi giorni stiamo ricevendo delle conferme significative. L’Antitrust, (a parer nostro è un grave vulnus verso i principi costituzionali che una Autorità operi contro la volontà del Parlamento) ha deciso di costituirsi al Tar nel merito delle delibere sui costi della sicurezza, deliberati dall’Osservatorio, sollevando anche la questione di compatibilità costituzionale e comunitaria sulle norme di legge, relative ai costi minimi e nella fattispecie sull’articolo 83 bis.
Rientra nelle possibilità dell’Antitrust, anche se esistono dubbi da parte di alcuni costituzionalisti, eccepire incidentalmente tale richiesta. Se il Tar riterrà potrà dunque adire alla Corte di Giustizia e alla Corte Costituzionale per chiedere pronunciamenti sulle eccezioni presentate.
Vi è poi la parte che riguarda la legittimità delle delibere dell’Osservatorio sulle quali vi sarà il pronunciamento il 28 giugno. Nel caso la magistratura amministrativa convenisse sulle tesi sostenute dalla committenza le delibere sarebbero annullate. Abbiamo già sostenuto che, annullato un atto amministrativo, questo può essere sempre revocato e modificato; la legge infatti rimane in essere. Ma se il Tribunale dovesse convenire sulla richiesta di incompatibilità rispetto alle norme europee e costituzionali, ecco che si determinerebbe la condizione per la quale, sostenendo ragioni di opportunità, il ministero competente potrebbe voler attendere il pronunciamento, congelando così le norme sui costi della sicurezza. Proprio quello a cui mira la committenza e avevamo delineato già lunedì.
Sicuramente lascia perplessi il comportamento dell’Antitrust alla quale ci eravamo rivolti per una audizione che ci consentisse di argomentare le nostre ragioni e comprendere le loro. Nessun cenno di risposta. Si vede che la buona educazione non rientra nei loro canoni. A noi è legittimo tuttavia che sorgano dei dubbi su tali comportamenti, che, per una fortuita coincidenza, risulta essere in perfetta linea con le posizioni della committenza.
Insomma nonostante il Parlamento, in applicazione di un principio riconosciuto dalla Costituzione articolo 41 secondo comma, ha ritenuto di approvare norme che garantiscano e tutelino al meglio le condizioni di sicurezza per i cittadini; la direttiva Bolkestein preveda che “per motivi di interesse generale, e la sicurezza è tra questi, possono essere previste limitazioni ai principi della libera concorrenza”; sentenze della Corte di Giustizia europea ribadiscano tale principi; le associazioni vittime della strada richiedano che le norme che favoriscono la sicurezza siano mantenute; la committenza, al solo nobile scopo di poter lucrare sul lavoro degli altri prova a mettere in dubbio norme di civiltà, ottenendo l’ausilio di un organismo di garanzia, come l’Antitrust e ricorrendo a teorie e ricostruzioni abbastanza opinabili, accomuna il prezzo della pasta o gli accordi realizzati tra imprese al fine di fissare un prezzo, ai costi incomprimibili che scaturiscono dal rispetto di norme sulla sicurezza sociale e della circolazione. E’singolare infine che si prenda posizione nei confronti delle normative che toccano temi così sensibili come quella della incolumità delle persone e non si faccia nulla nei confronti dei prezzi dei prodotti petroliferi o dei premi assicurativi. In questi casi l’Autorità cosa fa oltre a comunicati?
Comprensibile, dunque, di fronte a questo quadro pensare che il tutto sia il frutto di una manovra molto bene orchestrata da una committenza che in nove mesi di incontri presso il Ministero, il già Sottosegretario Giachino, oggi Presidente della Consulta ne è buon testimone, ha operato al fine di impedire la realizzazione di una intesa generale sui principi. Anche nei mesi successivi, nonostante gli annunci, non ha avanzato proposte concrete per raggiungere gli obiettivi. La verità forse è una sola: la committenza vuole poter operare liberamente, nei confronti di chi è obbligato da costi determinati da altri e non comprimibili in alcun modo, per sfruttare l’esasperata concorrenza ricavandone solo fonte di lucro. Altro che rispetto delle regole! Infischiandosi delle offese che si arrecano agli uomini e facendo prevalere ad ogni costo il primato della economia sull’uomo non si rispetta la vita. Quanti morti dobbiamo contare ancora perché qualcuno se ne faccia carico e dica basta? Come accettare, senza un sentimento di repulsione le teorie, artatamente presentate che l’aumento del costo del trasporto produrrebbe incrementi per i consumatori sui generi di prima necessità? Vogliamo dire che i trasporti fino a 100 Kilometri, cioè circa il 50%, sono esclusi da tali normative? Possiamo convenire con l’amministratore delegato di ferrovie che ribadisce la necessità che l’autotrasporto operi nel rispetto delle regole, anche per non falsare la concorrenza? Ma se fosse vero che la concorrenza debba consentire dei ribassi sui prezzi di trasporto come punire che opera nell’illegalità, chi ricicla denaro o chi ammazza la gente per poter coprire i costi.
La speranza è che la consapevolezza e la ragione prevalgano. Se così non sarà noi, lo abbiamo già annunciato, non lasceremo nulla di intentato per difendere un sistema impostato solo sul rispetto delle leggi. Ci costituiremo a fianco di coloro che saranno vittime di incidenti e chiameremo alla solidale responsabilità i committenti ed anche quegli uomini di governo che non hanno fatto nulla per tutelare la sicurezza altrui.
Si sappia fin d’ora che anche la reazione sindacale sarà incontrollabile e che la responsabilità, oltre su chi ha voluto favorire l’instaurarsi di una simile situazione non potrà che ricadere sul Governo se, anzichè operare per evitare una simile evoluzione, sceglierà di usare furbizie tartufesche e si trincererà come Ponzio Pilato dietro valutazioni opportunistiche.
Le prossime settimane ci diranno.
Il caso Sistri
Anche su tale vicenda si rasenta il ridicolo, tanto che se non si trattasse di una situazione tragica vi sarebbe da ridere.
Il Sistri non sarà essere applicato ai vettori esteri, condizione pregiudiziale compresa da tutti, tranne da chi ci governa. E non per ragioni tecniche, ma innanzitutto perché il Regolamento comunitario non prevede che le norme siano estese a tutti i trasporti di rifiuti e secondariamente perché non può essere imposto ad altri un sistema di tracciabilità adottato da un singolo Paese.
In sostanza i trasportatori nazionali, grazie al nostro governo che vuole difendere l’impresa Italia, per operare in territorio italiano dovranno utilizzare un sistema, che non funziona e che incrementa i costi, mentre i vettori esteri potranno offrire servizi di trasporto senza far ricorso al sistema Sistri che determina complicazioni e maggiori costi per tutti i componenti della filiera, dai produttori ai destinatari.
A questo aspetto, insuperabile per le nostre imprese, si aggiungono le inefficienze del sistema che, come elencato nella lettera inviata al presidente del Consiglio ed ai ministri interessati e pubblicata anche sul “Il Giornale” (poi c’è chi domanda come la federazione utilizza le risorse che provengono dagli operatori) rendono mal funzionante, oltre che inutilmente costoso, il sistema.
Ridicolo anche quanto abbiamo sentito affermare nel corso di una audizione parlamentare da parte di un ex amministratore dell’impresa Selex secondo il quale la stessa società avrebbe già risposto ai 17 quesiti sul malfunzionamento del Sistri. Probabilmente, in questo caso, il sistema di invio postale ha funzionato come il Sistri in quanto a noi non è pervenuta alcuna risposta. Ma il tutto delinea una situazione paradossale nella quale a subirne le conseguenze prevalentemente sono le imprese di trasporto.
Ora conciliare questa abnorme assurdità, partorita da una mente tortuosa (limitiamoci a questa definizione), in un momento nel quale il Governo parla dell’esigenza di dare più competitività alle imprese è impossibile. Così come è stupefacente assistere alla diatriba tra due ministri: Corrado Passera, favorevole ad un rinvio al 31 dicembre 2013; ed il ministro Clini deciso, a far entrare in vigore il sistema dal prossimo 30 giugno. Sembra che non ci si renda conto che il tutto avviene sulle spalle di operatori che già fanno fatica ad intraprendere.
La federazione è impegnata al massimo per evitare un simile ipotesi. Abbiamo sollecitato anche una mozione da presentare in Parlamento trovando la disponibilità di parlamentari di diverse partiti. Una cosa il Governo deve sapere: se saranno così “bravi” di sommare i problemi del Sistri con quelli dei costi della sicurezza, non vi saranno spazi per mediazioni, richiami alla responsabilità al rispetto delle istituzioni. La risposta scoppierà inevitabile e sarà difficile da controllare per tutti anche perché a queste si aggiungerà la rabbia per le troppe tasse, per il costo dei prodotti petroliferi, dei premi assicurativi, l’assenza di misure che non costano ma aiutano le imprese etc. etc.
Allora sarà veramente troppo tardi.
Attività federative
Si sono tenute riunioni all’Albo sulla formazione, sulle designazione nei porti. Si è tenuto anche il consiglio generale Confederale, l’osservatorio della Consulta ed alcune riunioni preparatorie per le prossime iniziative legali che saremo costretti ad assumere. L’Unatras ha poi inviato una lettera al Governo chiedendo un urgente incontro, onde evitare l’assunzione di decisioni forti e difficili da modificare. I motivi sono stati chiaramente illustrati con queste comunicazioni. Si prevede per il giorno 13 la riunione degli organismi dell’Unatras ed altrettanto faremo anche noi con quelli della federazione, qualora ve ne sarà la necessità.
Alla prossima
Paolo Uggè