

Il tema del cabotaggio è tra quelli che maggiormente stanno impattando sull’andamento economico del settore, ed è per questo che l’Unatras e l’Anita hanno avanzato delle proposte per ricondurre la pratica del cabotaggio nell’alveo della leale concorrenza tra le imprese italiane ed europee. In particolare sono tre le iniziative che potrebbero essere assunte : primo, prevedere la presunzione di responsabilità del vettore estero, con la conseguente applicazione delle sanzioni previste per il trasporto abusivo, che transita in Italia a vuoto (senza carico) e che non riesce a dimostrare il motivo per cui circola sul nostro territorio; secondo, introdurre il concetto della recidiva che prevede nel caso di sanzioni ripetute, il divieto per l’autotrasportatore di circolare in Italia per almeno sei mesi; terzo, avviare ripetute operazioni di polizia stradale nei punti di carico e scarico in cui maggiormente si concentra la presenza di vettori esteri. E’ bene dire che le prime due proposte sono già previste dal regolamento comunitario 1072 e quindi velocemente applicabili nel nostro Paese.
Le proposte che ho descritto sopra possono essere utili e hanno il pregio di non danneggiare nessuno. Non sono però risolutive. Il cabotaggio va infatti inserito in una visione molto più ampia che è quella della competitività del nostro sistema, la cui soluzione deve essere affrontata esclusivamente a livello europeo e tenendo conto della deindustrializzazione del nostro paese a vantaggio di altri stati europei. La geografia dei flussi è profondamente mutata, le merci prodotte all’estero sono aumentate e aumenteranno sempre più. Noi dobbiamo accompagnare e rendere possibile che l’autotrasporto italiano sia competitivo in Europa, che possa avere le condizioni per misurarsi con i cambiamenti economici che ci sono stati e che ci saranno.
L’armonizzazione comunitaria delle imprese e dei lavoratori mobili è la scommessa da vincere. Su questo troveremmo nei paesi della vecchia Europa dei preziosi alleati. Nella prossima primavera a Parigi si terrà la Conferenza europea dei ministri dei trasporti sul trasporto merci stradale, decisa nell’ultimo consiglio europeo dei ministri di trasporto lo scorso dicembre, appuntamento al quale il ministro italiano purtroppo non partecipò. E’ in quell’occasione che le questioni del cabotaggio abusivo e dei relativi controlli, il dumping sociale operato con l’abuso degli interinali e la più importante questione dell’armonizzazione va posta. Questa è la strada maestra, a nostro parere.
Ho appreso che altri invocano a gran voce l’applicazione della clausola di salvaguardia. Tutti sanno che una simile opzione deve essere prima autorizzata da Bruxelles e che la durata non può essere superiore a sei mesi rinnovabili al massimo per altri sei. Ulteriore considerazione la merita il fatto che il regolamento comunitario prevede in questi casi il diritto di reciprocità : cioè se in Italia fosse vietata la circolazione in cabotaggio le imprese italiane non potrebbero andare all’estero in regime di cabotaggio.
Ho seri dubbi sull’efficacia di una simile iniziativa. Un anno (ben che vada) senza cabotaggio risolverebbe il problema della competitività, perché è di questo che dobbiamo parlare, del nostro autotrasporto? E risolverebbe il problema del cabotaggio abusivo cioè di quelle imprese che vengono in Italia travestendo il cabotaggio in transiti internazionali? Credo proprio di no, a tal proposito basta guardare il numero delle sanzioni elevate per cabotaggio abusivo nell’ultimo anno dalla polizia: novantadue (dico no-van- ta-du-e): il cabotaggio abusivo non si riesce a controllare quindi è presumibile che coloro i quali oggi entrano in Italia continuerebbero a farlo a prescindere dal divieto.
Aggiungo: che servizio faremmo alle nostre imprese che si sono internazionalizzate e che lavorano grazie alla domanda di merci proveniente dai mercati europei ? Una valutazione anche su questo andrebbe fatta.
Dr. Pasquale Russo