

Sui costi incomprimibili della sicurezza abbiamo dissertato parecchio e penso che ancora ve ne sarà la necessità.
Certamente l’avvicinarsi della data stabilita dal Tar del Lazio per pronunciarsi sulla legittimità delle delibere assunte dall’Osservatorio aumenterà le esternazioni in materia.
Abbiamo detto più volte che il Tar si pronuncia su atti amministrativi e che, anche in presenza di una eventuale sentenza non favorevole ai deliberati dell’Osservatorio, la legge non può certo essere messa in discussione.
Come in tutte le cose tuttavia una ipotesi che potrebbe provare a mettere in dubbio, o forse sarebbe meglio dire “in sonno” la questione dei costi minimi sembra però cominciare a circolare in alcuni ambienti.
Nessuno, credo, si scandalizzerebbe più di tanto se il Tar trovasse delle illegittimità nelle delibere assunte dall’Osservatorio. Il tutto si limiterebbe alla constatazione che sulle valutazioni di carattere amministrativo il tribunale amministrativo riscontri delle incongruità. Ma mai potrà mettere in discussione le leggi approvate dal Parlamento.
L’amministrazione potrebbe, infatti, pur sempre modificare le delibere secondo gli orientamenti espressi e ricondurle nell’ambito della necessaria legittimità. (Una prima domanda ne consegue perché non apportare prima mediante un’azione di autotutela i correttivi che eliminino gli eventuali dubbi, qualora esistessero?) E’ qui casca l’asino! Le risposte possono essere diverse: da una intesa che passa dalla committenza e giunge all’Esecutivo, ad una che vede l’Autorità garante che si è già formata una propria “autonoma opinione”, tanto da evitare i confronti che Le sono stati richiesti.
Vi sarebbe poi anche un marchingegno ipotizzato da qualche “mente”, che evidentemente deve attribuire un grande significato alle norme sui costi della sicurezza, tanto da sottovalutare quello che sicuramente si verificherà se il tentativo immaginato dovesse andare in porto. Giuridicamente sembra ineccepibile; ma non accettabile in alcun modo da chi chiede allo Stato di garantire il bene primario della sicurezza.
L’ipotesi si regge sulla possibilità che si provi ad investire la Commissione comunitaria al fine di ottenere un pronunciamento sulla compatibilità della materia. Il tutto non certo per sentirsi dire quello che già più volte la Commissione europea ha sentenziato e cioè che il sistema introdotto non risulta incompatibile con i principi europei, ma per ottenere una dilazione dei tempi che di fatto produca un congelamento delle disposizioni nazionali. La qualcosa farebbe molto comodo per depotenziare gli effetti dei costi della sicurezza.
Il passaggio successivo inevitabile sarebbe che il ministero si “vedrebbe costretto” ad attendere il responso da parte delle Autorità comunitarie e quindi impedirebbe la modifica delle delibere.
Dunque il “sogno”è che vi sia una sospensione dei costi della sicurezza!
Il momento non è certo quello dei più facili per giocare con il fuoco. Nel settore gli operatori stanno soffrendo e ritengono che il sistema dei costi della sicurezza sia la loro ancora di salvezza. Alla fine di giugno scade anche la proroga del Sistri, il Sistema Informatico di Tracciabbilità dei Rifiuti. Da tutti viene riconosciuto che il sistema produce costi ma non funziona; che non si può applicare agli operatori esteri; insomma un ulteriore danno per in vettori nazionali. Le due cose insieme darebbero vita ad una miscela esplosiva incontenibile, con danni per tutti.
Noi speriamo che il buon senso prevalga e che le furbizie vengano scartate come cattivi pensieri. Le soluzioni esistono per entrambe le questioni. Per il Sistri un Ministro concreto e di buon senso, ma subito avversato, ha indicato una soluzione; per i costi della sicurezza la soluzione è nelle mani di chi ha il potere di decidere.
Se non si attuerà significa che il responsabile politico non l’ha consentita per una scelta voluta e quindi se ne dovrà assumere di fronte alla gente e alle forze politiche la responsabilità delle conseguenze.
L’evoluzione sarà inevitabile ed il ricorso ad azioni di autotutela, anche in forme spontanee, divamperà nel Paese.
Non serviranno appelli al senso istituzionale; ricordiamo che anche nella pubblica opinione i costi minimi sono visti come disposizioni che salvaguardano la sicurezza di tutti.
Si persegua allora la strada della ragionevolezza e si prosegua nel percorso di dare soluzioni senza dover ricorrere a forzature inaccettabili.
E’ questo un appello rivolto a chi deve intendere. Ci piacerebbe essere smentiti, purchè in un modo che dimostri realmente che non si pensa di giocare con le parole.
In caso contrario il rischio che “i suonatori vengano suonati è reale”.
Paolo Uggè