?Uno studio commissionato dall’Unione Europea dimostrerebbe che l’aumento delle dimensioni e dei pesi dei veicoli industriali potrebbe avere effetti positivi sul trasporto?. Questa affermazione, che lascia intendere un possibile parere favorevole, ? scritta nei documenti conclusivi della Commissione trasporti. Impossibile per ora prevedere come potr? essere recepita una simile novit? dai comuni cittadini, in particolare modo dagli utenti della strada; possibilissimo invece dedurre che l’ipotesi di vedere in circolazione in un futuro pi? o meno prossimo dei “supercamion” non sia poi cos? remota. Come in ogni decisione che coinvolge diversi interessi, i pareri non saranno concordanti: tra gli stessi operatori del trasporto non vi ? uniformit? di vedute anche se i pi? sarebbero addirittura contrari. I favorevoli sostengono la tesi che l’aumento dei pesi e delle dimensioni provocherebbe una riduzione dei mezzi in circolazione, garantendo quindi meno congestione, un minor inquinamento, una maggior fluidit? della circolazione e una maggior redditivit? del veicolo. Una tesi non nuova: il problema era stato sollevato infatti gi? nei primi anni 90 dall’allora amministratore delegato dell’Iveco, Gianfranco Boschetti, che sosteneva come il possibile incremento del 20 per cento, da realizzarsi attraverso una nuova combinazione a sei assi a 48 tonnellate avrebbe prodotto una riduzione del 27 per cento dell’occupazione stradale, mentre un incremento del peso da 40 a 60 tonnellate avrebbe diminuito di circa il 20 per cento il consumo di combustibile e delle emissioni gassose. I contrari evidenziano, invece, innanzitutto il danno creato dall’usura delle infrastrutture, l’ingombro dei nuovi veicoli e la perdita di competitivit? delle imprese nazionali rispetto ai concorrenti esteri. Oggi infatti un vettore comunitario pu? circolare in Italia con un peso massimo consentito pari a 40 tonnellate, regola che non si applica al vettore nazionale che effettua invece i trasporti interni a 44 tonnellate e ha quindi una maggior competitivit? del 10 per cento. Ma la vera e rischiosissima conseguenza che in realt? potrebbe generarsi con l’arrivo dei super camion non sembra essere stata presa in considerazione dai super esperti europei. Il risultato, infatti, potrebbe essere esattamente l’opposto di quello ipotizzato e determinare invece che una diminuzione, un aumento del traffico pesante e della congestione, ma soprattutto la perdita di competitivit? del trasporto modale alternativo. L’effetto della maggior concorrenza porterebbe a un abbattimento dei prezzi di trasporto: gli imprenditori marginali, per ottenere un viaggio in pi?, ridurrebbero i prezzi al quintale, pensando di poter recuperare la perdita grazie alla possibilit? di poter trasferire pi? merce, col solo risultato di riversare le conseguenze su coloro che pagano il trasporto che, per unit? di prodotto, diminuirebbe, finendo con il divenire pi? concorrenziale del trasporto effettuato con altre modalit?. La maggior flessibilit? e l’inesistenza di controlli seri sia su strada sia nelle aziende, indirizzerebbe cos? la domanda di trasporto verso il “tuttostrada”, vanificando tutte le politiche a sostegno del trasporto via ferro e via mare che sia nel nostro Paese ma anche in tutta Europa sono state intraprese, mediante la messa a disposizione di notevoli risorse. Certo, la sostituzione del parco circolante potrebbe essere agevolata e questo porterebbe a una rapida sostituzione dei veicoli tecnicamente obsoleti e pi? inquinanti con vantaggi per i costruttori degli automezzi pesanti, ma altrettanto certa ? la necessit? che una decisione venga assunta non solo dopo una attenta valutazione sui costi e sui benefici, ma anche dell’impatto che in termini di rispetto ambientale e sicurezza della circolazione inevitabilmente si verrebbe a determinare. PAOLO UGG?